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FIDENZA – BERCETO
Risalendo l’appennino tra la Val di Taro e la Val Baganza
Dopo lunghe tappe immersi fra le risaie e le campagne della Pianura Padana, siamo finalmente giunti ai piedi degli Appennini e dopo tanta pianura si torna a salire 🙂 . Una tappa sicuramente impegnativa sia per chilometrggio che per dislivello con la bellissima ascesa, molto pedalabile e panoramica della Cisa. Dopo una prima parte di tappa decisamente facile, infatti, una volta attraversato il fiume Taro e raggiunta la località di Fornovo, gli ultimi 30 km della tappa saranno quasi tutti in salita, immersi nei meravigliosi paesaggi appenninici fino a Berceto.
Il percorso si allontana da Fidenza seguendo una pista ciclabile per circa 2km poi riprende a snodarsi su strade sterrate e asfaltate che attraversano terreni agricoli e piccoli borghi rurali. Il tracciato però inizia a non essere più completamente pianeggiante ma risulta formato da una serie di saliscendi sempre più marcati fino ad affrontare la prima, seppur breve, salita verso il Castello di Costamezzana – km 13. Lasciatosi alle spalle Costamezzana si tralascia momentaneamente la segnaletica della Via Francigena seguendo una serie di strade secondarie asfaltate che ci condurranno alla cittadina di Medesano – km 23. Torneremo a seguire la segnaletica della Via Francigena costeggiando per alcuni chilometri la sponda orografica sinistra del fiume Taro che attraverseremo arrivando a Fornovo di Taro – km 32.
Qui termina la parte più facile della tappa e inizia la lunga ascesa verso Berceto lungo la SS62 del Passo della Cisa. Con pendenze mai proibitive ma dal chilometraggio piuttosto consistente si attraversano piccoli centri abitati procedendo in parallelo, a poca distanza, col tracciato della Via Francigena che percorre un itinerario più collinare alla sinistra della Strada Statale. Le due tracce si riuniscono, dopo un tratto di discesa, all’altezza del borgo di Cassio – km 51. Da qui si affrontano gli ultimi 7, impegnativi, chilometri fino a Monte Marino per poi raggiungere, con pendenze favorevoli il punto tappa di Berceto.
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La via Francigena in bici – tappa 8: Fidenza > Berceto: consigli sull’itinerario e altimetria
La salita in questa ottava tappa della Via Francigena è davvero tanta e negli ultimi 30 kilometri tra Fornovo di Taro e Berceto la fatica si farà sicuramente sentire. Può essere consigliabile, se eccessivamente stanchi, dividere la tappa in due facendo sosta a Fornovo per poi affrontare l’ascesa della Cisa il giorno dopo.
In caso di maltempo le basse temperature possono creare qualche problema e quindi è consigliato dotarsi di abbigliamento adeguato. Salvo la prima parte fino a Medesano, dove ci sono tratti in cui ci si discosta dal tracciato della Via Francigena ufficiale e bisogna prestare attenzione ai vari bivi, in tutto il resto del percorso non ci sono problemi di navigazione. L’approvvigionamento sia idrico che alimentare non presenta particolari criticità vista la presenza di vari centri abitati.
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Da vedere lungo il percorso
Medesano: l’origine di questa piccola cittadina si fa risalire addirittura all’Età del Bronzo, circa 1600 a.C., con la presenza di popolazioni terramaricole stanziate in palafitte sul fiume Taro. L’origine del centro urbano vero e proprio è comunque dovuta ai romani che crearono il Castrum Medexani lungo la Via Aemilia Scauri, la via che collegava Placentia a Lunae.
Cassio:
I Salti del Diavolo – A breve distanza dal centro abitato si trovano una serie di affioramenti rocciosi arenacei risalenti a circa 80 milioni di anni fa. Si tratta della catena dei Salti del Diavolo, un insieme allineato di guglie e creste che, dal Monte Cassio si allunga nella Val Baganza per circa 5 kilometri. Sono costituiti da rocce sedimentarie e il loro andamento si presume sia stato originato da una enorme frana sottomarina poichè in quella era geologica qui era presente il mare come testimoniato anche dal cosiddetto Flysch di Monte Cassio: una parete della montagna in cui si vedono chiaramente i numerosi strati di sedimenti rocciosi tipici dei fondali sottomarini. Tra queste formazioni rocciose merita una visita la vicina Chiastra di san Benedetto. Un luogo così magico, ovviamente, non poteva non dar luogo a una leggenda che lega il Diavolo a queste montagne. Si narra che il Demonio fosse in questi luoghi per cercare di indurre in tentazione un eremita, provando con numerosi stratagemmi a farlo cedere. Questi, per tutta risposta tirò fuori una croce e il Diavolo dovette fuggire precipitosamente lungo le rocce graffiandole in numerosi punti nel corso della sua discesa. Per questo, su alcuni affioramenti, si possono notare lunghe e profonde striature.
Berceto: l’origine del borgo è sicuramente di epoca romana (Quercetum) ma l’abitato attuale risale al 718 ed è legato indissolubilmente alla figura di San Moderanno e alla sua leggenda. Moderanno, vescovo di Reims, si stava recando in pellegrinaggio verso Roma, portando con se le reliquie di San Remigio. La tradizione vuole che abbia fatto sosta lungo la strada di Monte Bardone (l’attuale Passo della Cisa) appendendo le reliquie al ramo di una quercia. Il giorno successivo, ripreso il cammino, si accorse di aver dimenticato il suo prezioso fardello e ritornò sui suoi passi; giunto ai piedi dell’albero dove aveva sostato, non riuscì più a raggiungere il ramo su cui si trovavano appese le reliquie. Dopo vari tentativi riuscì a rientrarne in possesso, ma solo dopo aver promesso che le reliquie sarebbero rimaste in quei luoghi. Solo dopo questo solenne giuramento i rami dell’albero si abbassarono. L’anno dopo, nel 719, Liutprando Re dei Longobardi fondò, in quel luogo, il Monastero, nominandone vescovo lo stesso Moderanno. Nel XII sec. il monastero fu chiuso e la Chiesa di San Moderanno divenne Pieve finchè, nel XII sec venne completamente ricostruita nelle forme romaniche che vediamo oggi. Allo stesso periodo risale il Castello che, dopo numerose vicissitudini, è oggi ridotto a rudere.